Ricorre oggi l’86esimo anniversario della morte di Antonio Gramsci.

Il grande intellettuale sardo, nato ad Ales nel 1891, si spense a Roma il 27 aprile del 1937.

Morì alle 4:10, assistito dalla cognata Tatiana Schucht, che ebbe la lucidità di mettere in salvo i “Quaderni” portandoli all’ambasciata sovietica.

Il funerale ebbe luogo il giorno successivo, sotto un temporale, con la bara che fu seguita da una carrozza con a bordo il fratello Carlo e sua moglie.

Il corpo fu cremato al Cimitero del Verano, mentre l'urna con le ceneri venne custodita al Cimitero acattolico di Roma.

Il decesso di Gramsci, scrittore, giornalista, tra i fondatori del Partito Comunista Italiano, avvenne proprio alla vigilia dell’attenuazione delle misure di detenzione nei suoi confronti. Una detenzione iniziata nel 1926, quando venne arrestato per la sua opposizione al regime fascista.

Nel 1934, in seguito al grave deterioramento delle sue condizioni di salute, aveva ottenuto la libertà condizionata ed era stato ricoverato nella clinica “Quisisana” a Roma, dove trascorse gli ultimi anni di vita, senza mai rinunciare a scrivere e senza mai presentare richieste di grazia o suppliche al Duce per ottenere la libertà, nel categorico rifiuto di sottomettersi al Fascismo e di rinnegare, così, i propri ideali.

(Unioneonline/l.f.)

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