Il tacco consumato di una scarpa che continua a calcare le strade della città. Il piede stanco di chi magari ha affrontato un lungo cammino e si ferma per un breve riposo. La calza bianca appena stirata della giovane che corre verso l’università o aspetta il bus alla fermata. Questi alcuni tra i dettagli immortalati nella mostra “Á Pied”, inaugurata a Cagliari lo scorso 9 maggio al Centro culturale comunale “Il Ghetto” e in programma sino al 22 giugno. La firma è quella dell’antropologa francese Elisabeth Euvrard che, dopo aver vissuto a Cagliari per 25 anni, torna nell’Isola per esporre la sua creazione artistica. La curatrice della mostra è Caterina Ghisu.

La studiosa, che oggi vive e lavora a Parigi dove insegna francese agli stranieri, ha intrapreso un percorso di ricerca fotografica fortemente influenzato dai suoi studi antropologici, in cui raccoglie frammenti di storie urbane racchiuse in uno sguardo. La fotografia è per lei un medium, una passerella tra comunità differenti, il passato e il presente, il sé e l'altro. Lo sguardo di Euvrard sceglie di concentrarsi sui piedi, scalzi o calzati, che divengono una sineddoche, la parte per il tutto, dei suoi soggetti, colti per strada, in metropolitana, nei parchi, al lavoro. Intervistata sul suo progetto, parla di stabilità e dell'idea di costruire un nuovo equilibrio partendo dai piedi, che ci sostengono e ci collegano alla terra: bisogna osservarli da vicino per apprezzarne le qualità, la diversità.

È così che l’antropologa, dal suo sguardo dietro la camera, scopre un'umanità attraverso la postura dei piedi, svela le povertà, le solitudini e le ferite che si riflettono nel consumo o talvolta nell'assenza di scarpe, o nell'usura di un tacco, in quella che lei stessa definisce una sociologia dell'intimo, ricca di dettagli che raccontano le mode e gli ambienti socio-culturali del nostro tempo, una condizione, un dato momento, la piccola storia di ciascuno.

(Unioneonline/v.f.)

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