L’avvocato cagliaritano Cesare Pintus, repubblicano, lussiano, tessera sardista, è un “hombre vertical”, coerente e rigoroso, incarna i valori del 25 aprile nella sua militanza e nel suo generoso prodigarsi per la causa democratica. Annota lo storico Gianfranco Murtas: «Pintus, repubblicano, segue Emilio Lussu in Giustizia e Libertà. Entrando nel Psd’Az gli scrisse: né io né Gonario Pinna diremo mai una parola contro l’unità d’Italia». Viene arrestato nel 1930 e condannato, con Francesco Fancello, a 10 anni di reclusione dal Tribunale speciale. In carcere resta sei anni. Per il durissimo regime di detenzione contrae una grave forma di tubercolosi, che è la causa della morte nel 1948 all’età di 47 anni nel sanatorio di Pra Catinat in Piemonte.

Il sindaco

Dopo la caduta del fascismo, Cesare Pintus è stato segretario del CLN di Cagliari, redattore capo dell’Unione Sarda e sindaco della sua città. Così lo ricordano Manlio Brigaglia e Giuseppe Podda nel volume con il quale sono stati celebrati i cento anni del giornale nato nel 1889: «Strenuo difensore delle libertà democratiche. Sotto la sua guida il capoluogo riprende a vivere. L’apparato industriale ricomincia a funzionare, i servizi pubblici escono dalla lunga paralisi, il lavoro riprende nei cantieri edili sorti per ricostruire le case. È il miracolo cagliaritano». Scrive il primo cittadino: «Dai dati rilevati dal censimento eseguito dall’Ufficio tecnico del Comune risulta che su un totale di circa 7000 edifici che costituivano l’abitato di Cagliari ben 862 sono stati completamente distrutti e 1647 più o meno danneggiati, per un complesso di 4000 mila appartamenti, credo di non essere lontano dal vero quando affermo che alla data odierna oltre 2000 appartamenti colpiti sono già stati rimessi in efficienza e riutilizzati».

Il saluto a Lussu

Sulle colonne dell’Unione Sarda Pintus saluta Emilio Lussu che torna a casa dopo il lungo esilio tra “fronti e frontiere”: «Noi lo rivedremo e ci concilieremo in lui e nel suo nome riprenderemo fiduciosi la via verso il nostro destino». Nel secondo dopoguerra sempre sull’Unione sottolinea quanto sia importante per irrobustire la rinata democrazia con «una sana propaganda che mettendo a nudo le piaghe del passato, e dimostrando tutto il danno derivante, tracci la via della giustizia e della libertà». L’amico Antonino Lussu, ricorda Gianfranco Murtas, scrive l’epitaffio: «Cesare Pintus deceduto per malattia contratta in carcere quando un’avanguardia sacrificava la vita per la libertà della nazione».

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