A lungo, andare a piedi è stata la condanna dei poveri, cioè della maggioranza della popolazione. Poi, con la motorizzazione di massa quasi tutti hanno perso l’abitudine di misurar coi passi le distanze. Camminare è diventato, però, sempre di più sinonimo di libertà e di contatto con la natura.

Sono stati così riscoperti antichi sentieri, ripercorsi i tratturi creati dai nostri antenati per il lavoro nei campi o nei boschi oppure per seguire la transumanza delle greggi. Giovani e meno giovani sono stati tentati dalle antiche vie che attraversano in lungo e in largo anche il nostro Paese. Un Paese che è ricchissimo di percorsi adatti ai nostri piedi come dimostra il volume "111 luoghi dei cammini d’Italia che devi proprio scoprire” (Emons, 2023, Euro 16, 95, pp. 240), una guida tutta dedicata a coloro che amano spostarsi a non più di 4 chilometri l’ora.

Viaggiando a questa velocità di crociera Fabrizio Ardito, Sara Cavina e Sara Zanni ci portano alla scoperta di buona parte dei 2000 chilometri di vie storiche oppure nate recentemente, itinerari romani e religiosi, sentieri e sterrati che percorrono la nostra Penisola. Si va allora dalle trazzere della Sicilia ai gessi dell’Appennino, dai vigneti toscani alle rocce bruciate dal sole nel silenzio dell’Aspromonte per giungere alle risaie delle grandi pianure e naturalmente ai sentieri minerari dell’Iglesiente, a quel Cammino di Santa Barbara che attira oramai camminatori e camminatrici da ogni angolo del globo.

Luogo dopo luogo ci confrontiamo così con un modo antico e probabilmente più autentico di viaggiare. Una modalità lenta, che ci permette uno sguardo più approfondito, ci aiuta a ottenere consapevolezza del Paese in cui viviamo. Si scopre così l’Italia cosiddetta minore, che in realtà è quella preponderante. Il Cammino minerario di Santa Barbara è da questo punto di vista istruttivo perché offre la possibilità di entrare in contatto diretto con un’epopea durata centinaia di anni: quella dei minatori e della loro dura lotta per la sopravvivenza. Un’epopea che oggi è possibile ritrovare tra ghost town e miniere dimenticate, con l’azzurro del mare sullo sfondo. Durante il cammino che si snoda seguendo un anello che ha al suo centro la città di Iglesias si calpestano sentieri percorsi per secoli dai minatori, enormi cantieri che hanno mutato le forme del paesaggio, immersi nel silenzio della macchia o nell’ombra fitta di grandiose foreste. Un lungo itinerario a piedi scandito dagli incontri con le memorie della civiltà nata nelle miniere, con le storie grandi e piccole di uomini, donne e bambini che hanno lavorato e lottato, un giorno dopo l’altro, nel cuore di pietra delle montagne. Memorie che sarebbe impossibile, qui come altrove nel nostro Paese, ritrovare senza calpestare la terra, lentamente, al ritmo del passo dopo passo.

La copertina
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