"Cara Unione,

un giovane sardo, dopo dieci mesi di Reddito di Cittadinanza e senza uno straccio di lavoro, dopo il primo lockdown si reca in Lombardia grazie all'aiuto di un parente già emigrato, per cercare il lavoro che in Sardegna non trova.

Con il reddito di cittadinanza non gli è permesso pagare il costoso viaggio migratorio, l'alloggio e la benzina per la macchina indispensabili per presentarsi ai colloqui.

Di fronte ad una proposta di lavoro, al nostro giovane viene chiesto il patentino per la guida del muletto, che naturalmente non ha. Scopre quindi che in Lombardia potrebbe frequentare gli appositi corsi gratuiti predisposti per i percettori di reddito di cittadinanza. Ma lui non è residente nella povera Lombardia ed essendo, purtroppo, nato e cresciuto nella ricca Sardegna, la possibilità di frequentare gratuitamente 80 ore di corso gli è preclusa. Arriva la zona rossa ed il nostro giovane disoccupato, sempre grazie all'aiuto del parente, torna in Sardegna dov'è costretto a stare in isolamento per 2 settimane. Purtroppo, per risparmiare, aveva fatto staccare gli allacci di acqua e luce. Si ritrova quindi isolato nella sua casa, al buio e senz'acqua e, solo grazie ad una tanica riempitagli più volte da un eroico vicino che in qualche modo lo assiste anche con una prolunga d'emergenza, per qualche giorno sopravvive.

Per decreto non si può muovere e nel frattempo, grazie al suo smartphone, si informa ancora una volta, scoprendo che i corsi che in Lombardia risultano gratuiti, in Sardegna non esistono. O meglio esistono, ma a pagamento e come indicato dal suo navigator. Ma con quali soldi farvi fronte? Magari, avrà pensato il navigator, evitando di pagare le bollette di allaccio di acqua e luce che nel frattempo sono arrivate puntuali, prima ancora dei servizi relativi. Sperando, naturalmente, che non gli venga in mente altro".

G.L.

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