“Cara Unione,

chi l'avrebbe mai detto che noi cagliaritani un giorno avremmo rimpianto la compagnia navale Tirrenia?

Ciò che leggerete nelle righe successive è il diario di viaggio di una traversata non proprio confortevole.

I primi di ottobre, io e mia moglie abbiamo scelto l'Umbria come meta del nostro viaggio di nozze, scegliendo di partire da Cagliari con il traghetto per Civitavecchia. L'abbandono della rotta, da parte della compagnia Tirrenia, ci ha costretti inizialmente ad un cambio di programma, sino a quando la compagnia Grimaldi Lines è stata scelta come sostituta provvisoria.

L'iniziale euforia si è spenta nello stesso istante in cui abbiamo imboccato l'ingresso del porto di Cagliari. Ad attenderci per l'imbarco, c'era un piccolo traghetto che dava l'impressione di essere una nave cargo riadattata per il trasporto passeggeri. Con un certo timore, sapendo di dover affrontare un viaggio di circa quindici ore, siamo saliti sulla Grimaldi Catania, questo è il suo nome, andando a parcheggiare l'auto a cielo aperto, nei pressi del fumaiolo. Già questo fatto mi ha riportato alla mente le foto di sessant'anni fa, che ritraevano le vecchie navi Tirrenia durante le operazioni di carico delle automobili con una gru.

Come prima cosa, dopo aver preso possesso della non pulitissima cabina, il cui pavimento di finto parquet plastificato era appiccicoso e macchiato in più punti, abbiamo deciso di fare un piccolo giro esplorativo della nave. L'aggettivo piccolo, in questo caso, acquista un ulteriore significato perché in realtà ci siamo resi subito conto del fatto che il traghetto aveva appena due ponti a disposizione dei passeggeri, di cui uno occupato interamente dalle sole novanta cabine. L'unica area comune era la sala del ristorante self-service, i cui tavoli erano quasi interamente occupati dai passeggeri che stavano cenando.

Non essendoci altro intrattenimento, se non un solo piccolo televisore, abbiamo deciso di rientrare in cabina e di restarci per il resto dell'interminabile traversata. Anche il meteo non ha aiutato a rendere il viaggio meno lungo e noioso. La struttura della nave, già a prima vista, non prometteva una grande stabilità e tenuta. Infatti, il mare agitato ci ha accompagnati per tutto il viaggio, con un costante rollio che ci ha fatto risuonare nelle orecchie la colonna sonora del film Titanic, cantata dalla canadese Céline Dion.

Il viaggio di ritorno non è stato diverso da quello dell'andata.

Mi chiedo, allora, come sia giustificabile la scelta della compagnia navale Grimaldi di affidare questa tratta, della durata che varia dalle 13 alle 15 ore, in caso di scalo ad Arbatax, ad una piccola nave che non supera i 21 nodi (circa 39 km/h), con sole 93 cabine e nessun intrattenimento a bordo. Perché non affidarla alla più confortevole e veloce Cruise Bonaria, la nave utilizzata dalla stessa compagnia per coprire la tratta Olbia-Civitavecchia, percorribile, invece, in sole sette ore?

Per quanto tempo ancora dovremo subire questo trattamento che, non solo ci penalizza, ma ci isola sempre di più dal resto d’Italia, visto anche il pasticcio che si è venuto a creare con la continuità territoriale aerea? Questo indimenticabile viaggio ci è costato la bellezza di 340 euro, compresivo di sconto residenti, in un periodo dell’anno che non si potrebbe certo definire di alta stagione turistica.

Grazie per l’attenzione”.

Giuseppe Lai

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