“Cara Unione,

sono 15 mesi, dall'inizio dell'emergenza sanitaria e dalla conseguente e necessaria sospensione delle esecuzioni degli sfratti che chiediamo a governo, regioni e comuni di mettere in campo le azioni necessarie per impedire che la ripresa degli sfratti si trasformi in un massacro sociale e al contempo si affrontino i nodi di fondo della sofferenza abitativa strutturale. 

Fonte ministero dell'Interno, tra il 2017 e il 2019 sono state emesse 164.208 sentenze di sfratto. Gli sfratti eseguiti negli stessi anni sono stati 88.126.  Gli sfratti che potrebbero essere in esecuzione dall’1 luglio potrebbero essere 76.082 più le sentenze per finita locazione e per necessità emesse nel 2020 e che saranno emesse tra gennaio e giugno 2021.

Il problema degli sfratti ricadrà tutto sulle città, per questo abbiamo chiesto commissioni di graduazione degli sfratti che vanno dotate di risorse economiche e di strumenti operativi al fine di tutelare almeno per le fasce sociali disagiate, per i nuclei con presenza di minori, anziani, malati gravi e portatori di handicap, il passaggio da casa a casa.

Nulla è stato fatto se non un rifinanziamento, inadeguato, del fondo sociale affitti e della morosità incolpevole, fondi che rimangono per la gran parte nei meandri dei bilanci delle Regioni o nei cassetti dei comuni, per lo più incapaci di erogare i contributi ai cittadini aventi diritto, senza che il governo nazionale sia in grado di fornire un dato sul monitoraggio di quanto effettivamente erogato ai cittadini dal 2019 ad oggi.

Non si capisce poi la logica che spinge il governo ad escludere dalla proroga gli sfratti emessi per finita locazione. Diluire in tre tappe la ripresa degli sfratti, nel corso del secondo semestre del 2021, quindi, non è sufficiente e non basta a impedire l'esplodere della bomba sociale nelle città.

Chiediamo a Regioni e Comuni di battere un colpo: ricordiamo che il Sindaco è anche la principale autorità sanitaria della città e che ha, in tale veste, la precisa responsabilità di tutela della salute pubblica.

Più in fondo, serve un vero piano casa, senza consumo di suolo e con la priorità del recupero e riuso del patrimonio pubblico inutilizzato, che affronti il nodo strutturale della crisi abitativa del Paese. Abbiamo più volte segnalato i 650mila nuclei familiari che delle graduatorie come aventi diritto, ma che ne vengono esclusi perché sono circa 40 anni che in Italia non si incrementa più l'offerta pubblica di alloggi a canone sociale. 

Il PNRR, invece, insegue altri obiettivi, con l'occhio sempre rivolto più al sistema creditizio che alle vere esigenze dei cittadini e rischia così di diventare l'ennesima occasione sprecata".

Walter De Cesaris – Segretario Nazionale Unione Inquilini

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