“Scompartimenti per sole donne sui treni contro gli stupri? Io dico no”
“Ma è giusto limitare la libertà delle donne, farle viaggiare in carrozze isolate dalle altre, perché il nostro Paese non è in grado di proteggerle?”
“Cara Unione,
gli ultimi tristissimi episodi di cronaca hanno suscitato un'onda emozionale con una petizione su Change.org, ormai con migliaia di firme.
Nello specifico, una ragazza è stata violentata su un treno della linea Milano-Varese, mentre un’altra è stata molestata in stazione.
La proposta della petizione è di realizzare carrozze ferroviarie per sole donne. Una giusta proposta? Secondo me no.
È vero che in molte zone del mondo questi comparti di metro e treni dedicati sono realtà da tempo, ma è altrettanto vero che gli spazi ‘rosa’ non sembrano aver ridotto i casi di molestie e violenze. In Giappone, dove il servizio è in uso, nel solo 2017 i file della polizia riportavano 1.750 casi.
C’è poi un altro aspetto. Ma è giusto limitare la libertà della donne, farle viaggiare in carrozze isolate dalle altre, perché il nostro Paese non è in grado di proteggerle?
Chiunque, come la scrivente, sia stato pendolare in linee suburbane, conosce bene la prateria d'impunità, con il buio e pochi passeggeri a bordo, che vige su questi mezzi. Convogli dove il controllore – o la ‘controllora’, passatemi il termine, perché sono molte le donne che ricoprono questo ruolo – spesso e proprio negli orari di minor flusso nemmeno si presenta, forse anche per timore delle conseguenze di eventuali incontri difficili da gestire.
“Abbiamo il diritto di usare i mezzi pubblici a qualsiasi ora del giorno senza paura”, scrive la promotrice della petizione.
Nulla da obiettare. Ma la strada da percorrere, a mio modesto avviso, per la libertà di viaggiare, non può e non deve essere questa. Con donne segregate negli scompartimenti protetti e stupratori e malviventi liberi di scorrazzare, indisturbati, altrove”.
L.M.
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