"Cara Unione,

la Sardegna brucia e i leader politici e le alte cariche esprimono in queste ore ‘vicinanza e solidarietà’.

Si chiede lo stato d’emergenza, lo stato di calamità, si pretendono (giustamente) aiuti e ristori.

Ma la Sardegna non brucia da qualche giorno. Sono settimane, dall’inizio dell’estate, che la Forestale emana quotidianamente bollettini per dare conto degli incendi. E così la scorsa estate e quella prima e quella prima ancora. Da che ho memoria l’estate in Sardegna significa roghi. Dunque la vicinanza e la solidarietà di chi conta, a Roma e non solo, poteva essere espressa prima. Come? Con politiche mirate di prevenzione, ad esempio. Con l’organizzazione di sistemi “tagliafuoco” adeguati sul territorio. Con maggiori fondi per uomini e mezzi. E, magari, con provvedimenti per rendere la vita difficile ai maledetti incendiari, veri responsabili dello scempio cui stiamo assistendo. Penso a indagini più serrate (quanti ne vengono scoperti rispetto ai roghi appiccati e ai danni causati? Credo molto pochi). E penso a pene molto, molto più severe, che possano portare questi delinquenti a pensarci non una, ma venti, cento, mille volte prima di prendere in mano gli accendini. 

Questa è la vera vicinanza che i nostri governanti dovrebbero esprimere. Perché essere solidali dopo che i buoi sono scappati (o peggio morti nelle fiamme) è facile, ma serve a ben poco”. 

Giuseppe 

(Provincia di Sassari)

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