“Riflessioni serie sul futuro di Bosa che nessuno sembra voler fare”
Le valutazioni di un nostro lettore: “Ecco i punti che condannano la cittadina a una sorte non felice”
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“Cara Unione,
Tornato in estate per la quarantesima volta a Bosa - ho preso una piccola casa nel centro storico nel 1981- non ho potuto far altro che constatare un degrado progressivo e inarrestabile. Provo ad elencare per punti ciò che suscita il mio sdegno e che condanna - secondo me - la cittadina ad una sorte non felice.
Scrivo mentre gli aerei antincendio stanno tentando di domare un rogo devastante che ha coinvolto - credo perché le reti nazionali si sono subito tacitate, ma quelle private no - Santu Lussurgiu, Cuglieri, forse Modolo con ceneri dappertutto e temperatura incredibile, da ultimi giorni di Pompei; se mai si saprà chi perseguire per un enorme danno ambientale ed economico, si dovrà forse prendere atto che un chilo di ricotta o un posto di guardia forestale lo Stato li paga quanto un Canadair.
A Bosa Marina, la spiaggia è così cresciuta che bisogna camminare non poco per arrivare dove non si tocca; mi sono divertito a mettere in versi: Bosa Marina cambia, non lo vedi?/ alla boa ora si va a piedi. Che sia l’effetto del grande pennellone - dai costi credo stratosferici - che consente a qualche privato di lucrare sui posti barca e altro non viene ammesso da nessuno - ho fatto qualche ingenua domanda, della situazione semplicemente non si parla. Intanto, il vecchio molo, in parte crollato, e debitamente chiuso - con costosa cancellata in inox - è ora abbandonato e le barche sono attraccate ad altra struttura. A quando il terzo molo? Lo festeggeremo.
Un paio di anni fa avevo scritto lamentando la scomparsa delle palme, non una è stata rimpiazzata e non si ha notizia di un progetto sensato di sostituzione; restano patetici mozziconi coperti da vasetti che starebbero meglio nel salotto di zia Clotilde. Al loro posto, auto a spiovere in un pittoresco disordine e in un bel gioco di colori; di pedonalizzazione dei centri storici non sta bene parlare.
L’edilizia convenzionata e sovvenzionata che ha sancito la morte del centro antico - vive sì e no due mesi l’anno - e deturpato la piana verso Alghero e soprattutto il miracolo ambientale della valle del Temo verso San Pietro dovrebbe essere oggetto di una riflessione seria, che mi pare nessuno abbia voglia di fare”.
Gianni Bozzo
Già Soprintendente (fino a luglio 2010) ai Beni Ambientali e Architettonici per il Piemonte Occidentale.
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