“Cara Unione,

è di qualche giorno la notizia che il Governo nazionale ha sposato in pieno la candidatura del sito di Sos Enatos a Lula, quale location per ospitare il centro europeo per il Telescopio Einstein delle onde gravitazionali nell’osservazione dell’Universo.

È di alcuni mesi fa la notizia che la giunta regionale ha stanziato, a favore di tale progetto, la sostanziosa somma di 300 milioni di euro per le infrastrutture collaterali necessarie alla realizzazione dell’ambizioso programma che, fatte salve le condizioni ambientali e geomorfologiche, potrebbero far pensare che la Sardegna abbia grandi possibilità di essere prescelta. Ma a parte le speciali caratteristiche geofisiche del suolo, i finanziamenti programmati dalla regione e quelli futuri del governo nazionale, oltre all’enorme impegno delle due università sarde e dei ricercatori e ricercatrici italiani, l’istituto nazionale di Fisica nucleare (Infn) e quello di astrofisica (Inaf), possono bastare per battere la fortissima concorrenza del sito del Limburgo meridionale, collocato al confine tra l’Olanda, il Belgio e la Germania? Guarda caso sponsorizzato dalle tre potentissime nazioni europee, che unendosi in un prestigiosissimo progetto Interreg, transfrontaliero, stanno allestendo all’Università di Maastricht un laboratorio internazionale di Onde Gravitazionali, c.d. ‘ETpathfinder’, che ha lo scopo di ‘sviluppare la tecnologia di precisione, i rivestimenti e l’ottica, nonché le misure speciali e la tecnologia di controllo richiesti per il telescopio Einstein, per testarli in un ambiente simile a ET’. Progetto che coinvolge, tra l’altro, tutte le università scientifiche di fisica e astrofisica delle tre nazioni, alle quali, parrebbe, si stiano associando anche alcune università del Regno Unito, della Francia e della Spagna.

È pur vero che, nel 2021, i ricercatori dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia con la collaborazione delle Università di Cagliari e Sassari hanno provveduto anch’essi sia ad installare, nei pressi della miniera metallifera sarda, 15 stazioni sismometriche per la ‘misura delle vibrazioni del terreno per captare le principali sorgenti del rumore sismico’, sia a mappare attraverso una ‘tomografia sismica del suolo’ l’ex miniera. Ma a parte tutto ciò, potranno mai Lula, la Sardegna e/o l’Italia, contrapporsi a Maastricht, e alle tre potenze economiche e finanziarie citate, per convincere i ‘tecnici’ della commissione scientifica europea ad optare per Sos Enatos anziché Limburg quando è ben noto che, a parità di condizioni geomorfologiche dei due siti, la scelta sarà soprattutto politica, considerato che alla fine saranno decisive le posizioni geografiche dei due siti concorrenti in cui andranno a vivere, a lavorare, migliaia di persone fra scienziati, ricercatori, tecnici con le loro famiglie?  

Cosa potrà offrire Lula, la Sardegna di diverso rispetto a Maastrich e le potenze economiche interessate a questo grandioso progetto scientifico?

Sicuramente il nostro ambiente incontaminato, il profondo silenzio, non solo sismico, delle nostre montagne, il nostro mare, la nostra luce solare, il nostro clima, che saranno a portata di tutti coloro che vorranno vivere da noi. Dovremmo copiare dalla Florida, da Cape Kennedy, in cui sono riusciti a coniugare tecnologia spaziale con l’ambiente naturale, lo studio e la ricerca con i parchi nazionali, il tempo libero con il divertimento di Epcot Center di Orlando, con le spiagge infinite di Miami.

A questo punto che fare per far pendere la bilancia a favore di Sos Enatos?  Bisogna lavorare con interventi pubblicitari sul ‘paradiso Sardegna’, sulla ipotesi di Atlantide, spiegando che Lula è circondata da una meravigliosa montagna come il Montalbo, il parco naturale di Tepilora, a trenta minuti da spiagge incontaminate di Calaluna, Cala Goloritze, Biderosa, Capocomino, Posada, a 40 minuti dalla Costa Smeralda, dal Supramonte di Orgosolo e Oliena e, soprattutto, dai porti e dagli aeroporti di Olbia. Dobbiamo lavorare sulle nostra gastronomia, sulla nostra cultura millenaria, sulle nostre tradizioni etniche, sui nostri costumi, sulla nostra storia nuragica. Dobbiamo far capire a tutti gli scienziati, i tecnici, gli studiosi di qualsiasi genere che stare in Sardegna significa dare un senso compiuto alla propria esistenza, ai propri studi, al proprio lavoro, alle proprie famiglie. Dobbiamo convincere chi ‘decide’ che, a parte i requisiti morfologici, tecnici e scientifici di Sos Enatos, vivere in Sardegna, ne ‘vale la pena’.

La Regione deve muoversi, farsi sentire, far capire che cos'è la Sardegna. Ora o mai più".

Felice Corda – Ex Direttore Provinciale Ente Foreste Sardegna

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