Cara Unione,

sono ormai trent’anni che vado in Sardegna, è un’isola meravigliosa che offre molto. L’ho girata praticamente tutta e da qualche anno prediligo la costa nord occidentale. Unico neo la Pelosa (Stintino). Sì avete letto bene. Occorre fare un’operazione verità.

Sui siti web, ogni anno per rappresentare la Sardegna ci viene propinata la Pelosa, spesso definita come "il confine tra la terra e il cielo", "la natura incontaminata in un angolo di paradiso" e altri slogan finemente elaborati per far credere ai turisti (sprovveduti) di poter raggiungere una spiaggia esclusiva, per pochi eletti e poter vivere un'esperienza unica.

Immancabilmente sono proposte le immagini di una spiaggia deserta, selvaggia con una manciata di turisti felici, in ampi spazi senza anima viva. Purtroppo la realtà è ben diversa e il povero turista incomincia a percepirlo vagamente quando cerca di prenotare online il solo accesso (3,5€ a persona) alla tanto agognata spiaggia.

L'orario in cui si aprono le prenotazioni online scatta alle 08.00 A.M (prima per una sorta di sadismo era fissato alle 06.00), ebbene, alle 8.01 tutti i posti prenotabili sono già esauriti.

Vista l'impossibilità di procedere in tal senso, al decimo giorno di vani tentativi decidiamo di presentarci direttamente all'entrata della spiaggia e noleggiare un ombrellone con due lettini al costo di 40€. Magicamente i posti ci sono!! Anche presentandoci in tarda mattinata. Ci viene quindi il dubbio che il sistema di prenotazioni andrebbe monitorato.

Ma facciamo un piccolo passo indietro: la ricerca del parcheggio. Quando ci si avvicina alla spiaggia si legge sul viso degli ignari turisti lo scoramento, la frustrazione, l'angoscia e infine la passiva accettazione di non aver raggiunto il paradiso terrestre ma Milano durante la fiera del mobile. Unica possibilità, a meno di parcheggiare l'auto fuori strada su impervie salite o sui marciapiedi, è quella di alzare le mani e consegnare il portafoglio servendosi del parcheggio a pagamento: 2 € l'ora e 2,5 nel week end.

Si potrebbe evitare il traffico milanese sull’unica strada e le interminabili code alle colonnine (anche 20 minuti) organizzando navette efficienti. Ma qui ( a Stintino) il turista va spennato. Quindi, superato lo scoglio del parcheggio e pagato l'ombrellone con passo incerto e ancora ingenuamente pieno di speranze, ci dirigiamo verso la spiaggia.

Ebbene, davanti a noi ci si para un'immagine che ricorda bene il Gran Bazar di Istanbul piuttosto che la spiaggia deserta e incontaminata proposta dalle copertine patinate. La densità, la lotta per gli spazi e per l'ombra è estenuante e continua: ogni centimetro è una conquista, una guerra di trincea dove si avanza quando il “nemico” è assente.

Decidiamo di andare subito a fare un bagno. Raggiungere il mare è un'impresa ardua. Fisicamente non c'è spazio per passare. Nella zona degli ombrelloni, per la densità di questi, il mare non si vede: una bussola sarebbe d'aiuto. L'acqua è veramente bella, non c'è che dire, trasparente, cristallina ma nuotare e goderti il mare, come da locandine è impossibile a meno di andare al largo in mezzo ai motoscafi. Quando torniamo dal bagno troviamo la nostra sdraio spostata dal vicino... L'ombra del suo ombrellone è arrivata da noi.

Così come il furto dell'acqua è molto diffuso; la nostra bottiglia d'acqua è vuota perché usata per gli scopi più diversi: sciacquare i piedi o togliersi il sale dalle spalle improvvisando una doccia di fortuna.

Decidiamo di bere qualcosa nel baretto della spiaggia (i servizi igienici ovviamente non ci sono) ma quello che sorprende sono i prezzi: le bibite in lattina 3,5 €, la bottiglietta d'acqua 2,5 €, il caffè nel bicchierino di carta 1,5 €, il tramezzino 8 € e tutto rigorosamente al banco con code infinite.

Capita poi che arrivi il Maestrale, vento forte e maestoso che soffia da nord ovest, supera facilmente i 30 nodi e in queste occasioni stare in spiaggia è francamente difficile perché le sferzate di sabbia possono far male e la Pelosa è in buona parte allagata. Quale occasione migliore per vedere la vera Pelosa? Ed infatti è così, quando arriviamo vediamo che è deserta. Solo pochi turisti muniti di kway passeggiano sulla spiaggia allagata.

Di nuovo accade l'incredibile, il solerte controllore ci comunica che non possiamo entrare perché da sistema la Pelosa risulta piena. Nonostante la tarda ora, il forte Maestrale e le poche persone coperte rendano evidente che la maggior parte dei turisti oggi non verrà in spiaggia, il sistema elaborato da una mente finissima ci dice che la Pelosa è piena: non possiamo entrare.

Serve un giudizio obbiettivo e serve mettere al corrente su quello che è oggi la spiaggia e la sua organizzazione: la Pelosa è sicuramente una bellissima spiaggia bianca con un mare cristallino (in Sardegna ce ne sono tante di pari livello) ma con tanti disservizi, criticità e carenze (tra l'altro la pulizia lascia desiderare).

Ma quello che risulta inaccettabile è la spregiudicata campagna di marketing che vende una spiaggia che non esiste: o almeno esiste da dicembre a marzo.

Quindi mi chiedo perché non promuovere con altrettanta forza tutte le altre spiagge della Sardegna ugualmente belle, meglio organizzate e più economiche? Non sarebbe meglio, per l’economia dell’Isola promuovere allo stesso modo tutte le altre spiagge meravigliose? Il turista alla fine, sarebbe solamente più contento.

Emma Russo

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