Pubblichiamo oggi la riflessione di un lettore circa la richiesta avanzata dai Savoia di tributare maggiori onori alle salme di Re Vittorio Emanuele II e della regina Elena al loro rientro in Italia.

Una richiesta che pare non tener conto di un passato, che però l'Italia non dimentica.

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"Gentile redazione,

Vittorio Emanuele IV di Savoia e il figlio Emanuele Filiberto lamentano che il ritorno in Italia delle salme di Re Vittorio Emanuele III e della regina Elena sia avvenuto senz'alcuna solennità. Gli si sarebbero dovuti tributare onori di Stato, visti i trascorsi.

Quello che penso io è che fatta salva la pietà e la compassione e detto che la regina fu donna d'eccelso spirito caritatevole, che cosa di più avrebbe meritato e meriterebbe il re, protagonista di sciagurate stagioni politiche? Non fermò Mussolini, agevolando affermazione e sviluppo del fascismo. Non rifiutò il beneplacito alle leggi razziali, contribuendo allo sterminio degli ebrei. Tradì l’esercito, firmando l’armistizio senza darne conto ai militari: la fuga da Roma a Brindisi dopo l'8 settembre resta un'ignominia. Morirono in ventimila, e vennero fatti prigionieri dai tedeschi in ottocentomila.

Dunque riposi in pace, il caro monarca, e si rilassino i successori. E altro che insistere per la traslazione delle sue spoglie e di quelle della consorte al Pantheon capitolino, tempio glorioso delle virtù patrie: perché se è apprezzabile il gesto - della Repubblica italiana - di generosa misericordia, non lo è certo la rimozione - da parte della dinastia sabauda - di un ormai sedimentato giudizio storico.

Perché l'Italia non dimentica".

Giacomo Collu - Cagliari

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