«Cara Unione,

martedì 14 maggio ho accompagnato mia moglie al P.S. di Oristano a causa di un problema al ginocchio, un crack improvviso mentre era intenta a svolgere le faccende di casa senza sforzi particolari (forse una piccola torsione). Il ginocchio era apparentemente gonfio e non poteva né camminare e neanche poggiare il piede per terra.

Arrivati alle 15,30, dopo le normali formalità all’accettazione e al triage le è stato attribuito il codice verde e verso le 18 le è stata fatta una radiografia al ginocchio, quindi fatta sostare in una sala d’attesa.

Tutto lasciava pensare che l’attesa fosse finalizzata alla visita dell’ortopedico, invece verso le 20 un infermiere si presenta con il foglio di dimissioni, «dalla lastra si è visto che non c’è niente di rotto», e l’indicazione di preoccuparsi di procedere a visita ortopedica attraverso l’impegnativa del medico di famiglia e quindi attraverso il CUP.

Ora mi chiedo: ma se ci rivolgiamo al pronto soccorso per un infortunio di questo tipo, non abbiamo più nemmeno diritto ad una visita di un ortopedico?

La situazione è che siamo ancora in attesa di fare una risonanza magnetica per capire l’entità dell’infortunio e, forse, fra 10-12 giorni sapremo cosa fare.

Altro che chiudere gli ospedali di periferia che forse sono gli unici che funzionano in provincia, forse è il caso di fare più di qualche riflessione.

Grazie per l’attenzione».

Gian Pietro Meles – Oristano

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