«Il sistema sanitario nazionale è al collasso, quello sardo in arresto cardiaco»
«Reparti sovraffollati, medicina di territorio inesistente, carenza di medici e oss negli ospedali. Ma noi medici non possiamo fare gli eroi»Cara Unione,
provo a raggiungere l’opinione pubblica con una lettera scritta poiché con le manifestazioni e con la politica non abbiamo ottenuto niente.
Il Sistema Sanitario Nazionale è collassato e quello regionale è oramai in arresto cardiaco. Chi vi scrive è un medico che fa parte di questo Sistema, esasperato ed esausto della condizione in cui è costretto e sono costretti a lavorare i professionisti della salute.
Ci hanno chiamato eroi nel 2020 ma questi eroi vivono l’emergenza da anni, nel 2017 quando spostarono le due medicine ed il Pronto Soccorso dal Presidio del San Giovanni di Dio al Policlinico, è iniziata l’agonia dei posti letto. Hanno smantellato il territorio, hanno smantellato gli ospedali periferici, la medicina di base ed il bisogno di cure urgenti è diventato impellente.
Il Pronto Soccorso del Policlinico ha una media di circa 140/160 accessi al giorno di pazienti in gran parte anziani non autosufficienti che necessitano di ricevere alta intensità di assistenza medica e socio sanitaria. Ebbene, questi grandi anziani, i nostri genitori, i nostri nonni, spesso disorientati e afflitti nelle loro autonomie residue da deficit cognitivo, stazionano ore, giorni, in barelle scomode, sudati, inzuppati di urina e feci perché non basta un solo operatore per gestire il cambio panno di 45 persone. Siete mai stati su una barella? Con 40 gradi, con il panno imbevuto? Magari in stato febbrile, dispnoici, con la necessità di andare in bagno e con nessuno che vi accompagni?
Questo film di guerra non è nel terzo mondo, è negli ospedali dalla Sardegna, Repubblica Italiana fondata sul lavoro anche di chi lavora in ospedale e non può prendersi cura delle persone come la coscienza e gli studi lo spingerebbero a fare.
Siete mai stati in un reparto pensato per accogliere 39 pazienti ed invece ne trovate 48 a volte anche 51? E di questi 51 pazienti, l’80% sono allettati, hanno bisogno che qualcuno li lavi, li imbocchi, sollevi loro lo schienale del letto, li assista. Quante persone ci vorrebbero per rispondere alle esigenze di 39 persone allettate? Almeno dieci per turno, direste voi. Ebbene talvolta ce ne sono solo tre di operatori socio sanitari. Quanti infermieri ci vorrebbero? Almeno sei per turno perché oltre alla terapia ci sono tutte le attività da eseguire (prelievi, sondino da posizionare, parametri vitali da rilevare) e invece immaginate ve ne siano solo tre.
Immaginate di essere il medico: senza operatori sanitari e senza infermieri cosa può fare? Può talvolta fare l’eroe ed imboccare il proprio paziente, può accompagnarlo a fare una consulenza ma non può certo sostituirsi al sistema perché in corsia non si gioca una partita a tennis ma una partita di rugby, di squadra, dove per arrivare alla meta bisogna necessariamente avere la collaborazione di tutti.
Immaginatevi questo scenario tutti i giorni da anni. Aiutateci a cambiare le cose perché noi non ce la facciamo più a lavorare calpestando i diritti inalienabili degli esseri umani.
Lettera firmata*
(*le generalità, a conoscenza della redazione, vengono omesse nel rispetto della privacy e secondo la normativa vigente)
***
Potete inviare le vostre lettere, segnalazioni e contenuti multimediali a redazioneweb@unionesarda.it specificando il vostro nome e cognome e un riferimento telefonico. Nell'oggetto dell'email chiediamo di inserire la dicitura #CaraUnione.
(La redazione si limita a dar voce ai cittadini che esprimono opinioni, denunciano disservizi o anomalie e non necessariamente ne condivide il contenuto)