“Cara Unione,
il binario è affollato, la calca spinge, il rumore non è altro che un tumulto di sentimenti ed io osservo.

Dentro la stazione siamo in tanti: uno, nessuno e centomila, un po’ come lo eravamo nell’atrio di 5 anni fa, sotto gli occhi minacciosi di Dante.

Oggi osservo quei giovani ragazzi che hanno il cuore in gola, così saturo di emozioni e paure che sembra quasi strozzarli, osservo che le loro mani tremano, osservo i loro occhi che dopo un bel po’ di tempo splendono di nuovo, luccicano di una ritrovata ed impaziente eccitazione. Li osservo guardarsi fra loro, vedersi davvero per la prima volta, come mai erano riusciti a fare. Non si riconoscono più ma sono sempre gli stessi, come una matriosca che diventa sempre più grande ma non smette mai di contenere e custodire la parte più piccola di sé.

Anche io faccio parte di quei ragazzi. Spaesati ci guardiamo intorno, i treni partono e ci scompigliano i capelli, ognuno cerca avidamente il suo binario, la sua via nella vita, il proprio modo di essere. C’è chi è sicuro, chi indeciso, chi senza alcuna idea: la verità è però che nella stazione del cuore c’è un posto per tutti, per ogni fragilità, per ogni forza, per ogni pregio o difetto.

Abbiamo passato 5 anni a cercare il nostro posto nel mondo, a proteggerci, a fare scemenze, a farci grandi prima ancora di esserlo. Ma in fondo, non è questo essere giovani? Non è questa la scuola che tanto odiamo e abbiamo imparato ad amare? Una piccola prova di quello che ci aspetterà fuori: esperienze, delusioni e vittorie che tassello dopo tassello hanno creato un nostro bagaglio. Un bagaglio in cui ognuno di noi è presente, perlomeno nel mio.

Vi ho visti crescere e mi avete vista crescere, probabilmente con alcuni di voi non parlerò mai più, con altri ancora semplicemente le strade si separeranno, e poi ci sono quelli (che almeno nelle mie speranze) rimarranno per sempre nel mio futuro. Ciò che però credo sia ancora più importante è che in un modo o nell’altro, più superficialmente o meno, ognuno di voi farà parte del mio passato, ed io da ognuno di voi nel bene e nel male ho preso e rubato qualcosa.

Sono stata ladra di vostri piccoli gesti, ma vi assicuro che verranno custoditi come per sempre miei; e per quanto io mi sia costantemente lamentata dell’odiata scuola, la ringrazio per averci fatto crescere nella sua arroganza, per averci fatto trovare dei compagni di viaggio che in questa stazione piena di treni mi fanno sentire meno sola.

Ed è così che sono consapevole che partirò insieme alla passione per la storia di Nico, la delicatezza di Giuli, l’empatia di Franci, la perseveranza di Ali, la testardaggine di Morins, la capacità di sapersi divertire dei nostri tre porcellini, di cui uno, devo ammettere, è il mio preferito perché è una delle prime persone che mi ha insegnato cosa è l’amicizia. Mi mancheranno i nostri fantastici rappresentanti, mi mancherà sapere che Chiara sarà per sempre una mia alleata contro la matematica, Beuz, Cate, Zia Ari e la loro allegria, girarmi e sapere di trovare Ele all’ultimo banco, Mirti e i discorsi sulla vita a mezzanotte. E poi Bea, tu spero non mi mancherai mai.

Siamo, presto stati, compagni e complici, di quel tipo di complicità che poche volte si crea, quella con cui lunedì abbiamo cantato ‘volare’ sul pulmino: avevo il cuore gonfio e vi sentivo davvero tutti, come se fosse la prima volta. Ed è questo che ci auguro, di volare, volare in alto ma mai troppo come da bravi classicisti Icaro ci insegna. Ognuno sul proprio binario, sfrecceremo via, saremo felici e ci faremo male, perché la vita è fatta così.

Voleremo via allo stesso modo di questi 5 anni, che sono sembrati 5 secondi e vi rinchiuderò in un minuscolo ma immenso spazio del mio cuore, sia le parti belle che quelle brutte.

Si conclude così un capitolo della nostra vita e, nonostante le delusioni, non potrei essere più contenta e fiera.

Sono certa che tutti troveranno il loro binario, per quanto nascosto possa essere, come quello di nove e tre quarti. Vi auguro di volare, e anche di cantare. Ad maiora semper. Vi voglio bene".  
Gux

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