"Gentile redazione,

scrivo per illustrarvi il mio disappunto per le grandi difficoltà che abbiamo, noi diabetici, in Sardegna riguardo la nostra malattia.

Sono diabetica tipo I da 33 anni.

Quando mi fu diagnosticato il diabete, la gestione di questa malattia era complicata in quanto non esistevano ancora gli strumenti che permettessero, per esempio, il monitoraggio continuo della glicemia.

Oggi la tecnologia ci fornisce strumenti che sono in grado di tracciare un andamento della glicemia stessa, in modo da capire subito se il livello dello zucchero nel sangue è stabile, in calo o in aumento, e poter così prevenire sia le ipoglicemie che le iperglicemie, che sono le cause di tutte le complicanze del diabete, grazie ai sensori di nuova generazione e ad un apposito rilevatore NFC o addirittura tramite un'app scaricata sul proprio smartphone.

Un 'privilegio', se così possiamo definirlo, che non è però per tutti.

Proprio la Sardegna, prima regione al mondo per l'incidenza di questa malattia (assieme alla Finlandia), è stata l'ultima in Italia ad autorizzare la fornitura di questi sensori e ad oggi non dispone della possibilità di richiederne di ultima generazione (vedasi freestyle per esempio).

Inoltre le risorse sono limitate, ci sono pochissimi diabetologi, quindi il tempo che ogni specialista può dedicare a un paziente e alla sua educazione è ridotto. E chi dà la propria disponibilità lo fa oltre ogni compenso!

Il risultato è una situazione imbarazzante e stancante per chi, come me, potrebbe curarsi dignitosamente e gestire la propria vita senza rischiare complicanze.

Ritengo che la malattia non si debba combattere come una guerra, ma vada accettata e vissuta serenamente anche grazie alle nuove tecnologie che la ricerca e i continui studi permettono di avere, e che, soprattutto in Sardegna, dovrebbero essere alla portata di chi ne necessita.

Grazie dell'attenzione".

Maria Elena - Cagliari

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