"Cara Unione,

Primo Maggio. Festa del lavoro. Ma sarà davvero festa per tutti?!

Per garantire che in questo giorno tutti, anche in futuro, potranno davvero festeggiare, il Governo dovrà rimboccarsi le maniche perché, oggi più di ieri, ha una grande responsabilità: rendere il mercato del lavoro fluido, dinamico ed inclusivo, semplificando tutti i suoi canali di ingresso, per trasformare in azione ciò che si legge nella nostra Costituzione.

Nella nostra amata Carta, il lavoro occupa uno spazio di rilievo. Il primo articolo della Costituzione ce lo ricorda: 'L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro'.

La Repubblica riconosce quindi a tutti i cittadini il loro sacrosanto diritto al lavoro, che è sacro appunto, per tutti noi, perché non solo ci permette di contribuire con la nostra specifica attività allo sviluppo del Paese, ma perchè ci stimola, ci tiene attivi, vigili e ci permette di sentirci parte importante nella catena sociale, dove ognuno ha il suo ruolo e tutti contribuiamo per il bene della società.

Ma stiamo attenti a non confondere: il 'diritto al lavoro' (art. 4 Cost.) non implica semplicemente una offerta di lavoro pubblico, bensì l'intervento dello Stato per rimuovere gli ostacoli e promuovere le condizioni che possano permettere a chiunque di poter accedere al mercato del lavoro.

Il primo maggio ce lo dovremo ricordare ancora di più e tornare allo spirito della Costituzione, ri-mettendo il lavoro come imprescindibile priorità.

Di fronte una simile emergenza, i partiti rivali devono essere in grado di stabilire una tregua con il supporto dello Stato e collaborare proprio come fecero i nostri Padri Costituenti, che scrissero con sudore e fatica la nostra Costituzione.

Ubi maior minor cessat dicevano i latini, e di fronte all'emergenza lavoro non si può e non si deve arretrare.

Perché come italiani o si perde o si vince. Tutti insieme".

Andrea Zirilli

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