«Cara Unione,

Voglio condividere con voi l’amarezza della scena a cui ho assistito pochi giorni fa.

Salgo su un pullman, di quelli che collegano vari paesi, mi siedo nelle ultime file. Non è orario scolastico, a bordo una decina di persone, tutte abbastanza giovani, pochissimi anziani. A una fermata sale una ragazza che ha una carrozzina con una bimba di pochi mesi. Fa fatica, è in difficoltà perché indossa un abito ampio, ha il velo, insomma impiega qualche minuto per sistemare tutto e sedersi. E già qui sento qualcuno che sbuffa.

Scende alla mia stessa fermata. Le chiedo se posso aiutarla, mi sorride e mi ringrazia: mi chiede se tengo la bambina mentre lei risistema la carrozzina giù dal pullman e sul marciapiede. E anche qui le lamentele degli altri passeggeri.

Fosse stata italiana, non avesse indossato il velo, avrebbero avuto tutti più pazienza? O non sarebbe cambiato nulla e semplicemente non abbiamo due minuti della nostra vita per attendere? Dove sta il problema? “Ne usciremo migliori”, dicevano, come no!».

Lettera firmata – Nuoro

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