“Cara Unione,

in questi giorni si fa un gran parlare di tumori delle donne e utilità dei controlli periodici per la diagnosi precoce e a questo proposito voglio raccontare la mia esperienza nella speranza che possa essere utile ad altre donne nella mia stessa situazione.

L’anno scorso in occasione del controllo mammografico ed ecografico al seno la radiologa che mi segue da anni, allarmata dalla presenza di numerose microcalcificazioni al seno sinistro, mi suggeriva di farmi visitare da una senologa dell’Ospedale Oncologico di Cagliari.

Con un po' di apprensione mi sottopongo alla visita suggerita. La senologa pur non rilevando niente di preoccupante alla palpazione, mi invia nel Reparto di Radiologia Oncologica e Interventistica dell’Ospedale Oncologico di Cagliari per eventuale tipizzazione istologica.

La radiologa di tale reparto esaminate le mie recentissime mammografia e ecografia e il referto della senologa decide di ripetere ulteriore mammografia, chiedendomi anche di portarle eventuali esami precedenti. Ho pensato che fosse molto scrupolosa! Quindi arrivano le conclusioni: ‘Tranquilla signora va tutto bene, le microcalcificazioni (quelle che avevano insospettito la mia radiologa) le aveva anche anni fa perciò non hanno nessun significato’.

Vado via contenta e risollevata e comunico tutto alla radiologa che mi segue privatamente che, pur continuando ad essere perlomeno perplessa, si arrende alle conclusioni della professionista del reparto succitato.

Quest’anno, da convinta sostenitrice dell’utilità e della necessità dei controlli periodici, ho ripetuto gli accertamenti e ancora una volta la radiologa appariva più allarmata che mai (le microcalcificazioni erano ulteriormente aumentate).                                                                    Memore di quanto successo l’anno precedente, mi ha suggerito di farmi visitare da un chirurgo senologo dello IEO di Milano il quale, visti gli esami strumentali mi ha spiegato che le calcificazioni di per sé non sono la malattia ma, quando presenti come nel mio caso, vanno certamente indagate e mi ha consigliato di sottopormi ad un ago biopsia per eseguire un esame istopatologico. Esame semplice e indolore, se eseguito da mani esperte, dispensato dal SSN.

Nel giro di 15 giorni mi è arrivato il referto; carcinoma inflitrante di grado G2. Sono in lista per l’intervento.

Bene, la prevenzione ha dato i suoi frutti, se tutto va per il meglio non morirò per tumore alla mammella. Però mi sorge un dubbio: se le stesse calcificazioni che avevano messo in allarme la mia scrupolosa radiologa fossero state approfondite lo scorso anno, forse la diagnosi sarebbe stata più benigna visto che è passato un anno? 

 E chi non ha la possibilità economica di andare a Milano e pagare la visita, che fa? Continua ad eseguire inutili controlli annuali esponendosi anche al rischio connesso alle radiazioni convinta di fare prevenzione?

Allora non parliamo solo di utilità dei controlli periodici e di importanza della diagnosi precoce: parliamo piuttosto o anche della qualità dei controlli che vengono fatti e delle competenze dei sanitari che poi valutano i nostri esami”.

Lettera firmata*

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