“Cara Unione,

Per il secondo anno di fila ho scelto di non andare in vacanza in Sardegna. Non è così semplice rinunciare al paradiso, e lo dico con cognizione di causa perché da sempre ho preferito la vostra terra a qualunque altra destinazione. Eppure siamo rimasti a casa, qualche volta siamo andati al mare in giornata (viviamo in Piemonte), per il resto le nostre due settimane di chiusura aziendale le abbiamo trascorse nel riposo totale.

Non è come tanti mi hanno detto “una buona occasione di risparmio”, o almeno io non la vedo così. Solitamente comincio a gennaio a cercare un appartamento da affittare, quest’anno non l’ho fatto perché non mi andava. Viaggiare ha messo addosso a molti, me compreso, una certa paura. Non potevamo far finta di niente e partire, non avevamo la serenità giusta. E poi il rischio di sentirsi dire magari il giorno prima che la Sardegna chiudeva le porte sarebbe stato ben peggio. Quindi la decisione di rimanere a Torino.

Un’estate anomala, l’ennesima. Per noi che viviamo al nord non è molto piacevole. Ma scrivo questa lettera non per raccontare delle vacanze mancate, vorrei invece far riflettere qualcuno. Non sarebbe stato più onesto limitare gli arrivi in Sardegna? Invece mi sembra – a leggere i numeri – che sia stata presa d’assalto come ogni altra normale estate, porte aperte? Spalancate direi. Ben venga il turismo, vostra grande risorsa. Però c’è qualità e quantità e non sempre vanno d’accordo. Non vorrei fare l’uccello del malaugurio ma i conti arriveranno a settembre e potrebbero penalizzare la vostra bella e impareggiabile Isola.

L’anno prossimo chissà. Per ora cari sardi siate sempre prudenti".

Marino C.

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