Pubblichiamo di seguito alcune lettere, inviate all’attenzione della nostra redazione, in risposta alla segnalazione di un lettore circa le difficoltà per chi ogni giorno si confronta nell’Isola con l’assistenza sanitaria. 

“Cara Unione,

chi ha scritto la lettera da voi pubblicata nei giorni scorsi e dal titolo “Gli orari limitati dei medici di base” certamente non ha pensato pensato che la giornata di lavoro di un medico di base non si limita a quanto scritto ma: 

- Ogni medico tutti i giorni non ha orario in quanto subissato da richieste ad ogni ora del giorno e, assicuro, anche della notte;
- L'affanno nel quale versano gli ospedali e i Pronto Soccorso non sono certo frutto delle mancanze dei medici di base ma di una politica scellerata condotta oramai da decenni;
- Sia prima che ancor di più durante il periodo più cupo dei contagi da Covid-19,  il medico di base ha dovuto sopperire a tutte quelle mancanze degli specialisti e degli ospedali facendo i salti mortali per non abbandonare i propri pazienti, dedizione che ha purtroppo portato ad innumerevoli decessi tra le fila della categoria, spesso lavorando a ‘mani nude’ o dovendosi dotare dei pochi presidi che si trovavano sul mercato a proprie spese;
- Durante il fine settimana è presente un servizio chiamato ‘Guardia Medica’ che dovrebbe permettere al medico di base un giusto riposo (che assicuro non è mai tale in quanto i pazienti lo ‘raggiungono’ comunque anche solo per un consiglio);
- Da circa tre anni il medico di base non riesce a fare nemmeno un periodo di ferie in quanto non esistono abbastanza sostituti abilitati;

- Il lavoro del medico di base non si limita a quanto descritto ma è stato caricato nel corso di questi anni di tutte le incombenze burocratiche che dovrebbero essere di pertinenza di altri settori;
- L'orario dell'apertura dell'ambulatorio è stabilito (e concordato) da precise norme esistenti.
 Ora, anche se credo di non aver elencato tutto ciò che avrei voluto, inviterei a riflettere non solo su questo ma più in generale sui ‘diritti’ e sui ‘doveri’.
Grazie”.

Lettera firmata(*)

(*le generalità, a conoscenza della redazione, vengono omesse nel rispetto della privacy e secondo la normativa vigente)

***

“Cara Unione

si vuole ricordare al lettore che ha scritto in merito agli orari di apertura degli ambulatori dei medici di base, che per volontà politica l’importante servizio di assistenza primaria in Italia è organizzato su contratti di convenzione a liberi professionisti. Cioè i cosiddetti ‘medici di base’ non sono dei dipendenti del servizio sanitario nazionale. E vengono pagati per quote in base al numero di assistiti, partendo da stipendio zero se nessun utente sceglie di iscriversi con un un dato medico.

Questo sistema, che consente all’utenza di scegliere il cosiddetto ‘proprio medico di base’ è un apparente sistema di gran soddisfazione per l’utenza che si sceglie il medico che preferisce, ma di fatto un sistema organizzativo del servizio sanitario nazionale fallace e carente. Tante diverse attività negli anni sono state ‘scaricate’ alla competenza del medico di base, la maggior parte prettamente di carattere burocratico sanitario, tanto che il lavoro da svolgere è articolato in tante attività da svolgere in giornata, ed un solo medico non riuscirà mai per ottemperare a tutti questi compiti (che non sono solo ambulatoriali) a dedicare più di 3/4 ore al giorno all’attività di visite ambulatoriali, pur lavorando complessivamente ogni giorno dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 20 quasi ininterrottamente.

Non si può pretendere che un singolo medico rimanga in ambulatorio dalle 8 alle 20 per ottemperare alle esigenze personali di tutta l’utenza che lo ha scelto!

Per poter avere un servizio di assistenza primaria (medicina di base) sul territorio che sia operativo h12 (8-20) o ancor di più h24 – ma ricordo che dalle 20 alle 8 e nei festivi è attiva la continuità assistenziale (ex guardia medica) – è necessario che la politica riformi il sistema con le cosiddette ‘case della comunità’ sempre aperte dove i medici di base turnano e quindi sono sempre presenti, con orari stabiliti dai contratti nazionali e con medici di base che devono essere obbligatoriamente dipendenti del servizio sanitario nazionale e non liberi professionisti convenzionati.

Ma per fare ciò non può più esistere ‘il mio medico di famiglia’ , ossia il medico non si potrà più scegliere. Quando si ha bisogno, si va nella casa della comunità e si viene visitati da chi è in turno.

Siamo tutti pronti ad accettare un sistema come questo descritto, peraltro presente e funzionante in questo modo già in tanti altri paesi europei? Tanti tra noi medici lo auspicano da tempo. Ma c’è anche chi fa resistenza ad un tale cambiamento, per motivi vari che non sono difficili da immaginare.

Cordialmente”.

Dottor Maurizio Tocco

***

Potete inviare le vostre lettere, segnalazioni e contenuti multimediali a redazioneweb@unionesarda.it specificando il vostro nome e cognome e un riferimento telefonico. Nell'oggetto dell'email chiediamo di inserire la dicitura #CaraUnione.

(La redazione si limita a dar voce ai cittadini che esprimono opinioni, denunciano disservizi o anomalie e non necessariamente ne condivide il contenuto)

© Riproduzione riservata