“Cara Unione,

sono una 43enne affetta da favismo.

Il 4 maggio scorso ho prenotato il vaccino al numero verde della Regione Lombardia (vivo in provincia di Brescia da 11 anni) perché convivente di una persona a rischio per patologia. Mi confermano l'appuntamento per il 3 giugno e nell’occasione, però, mi viene rifiutato il vaccino perché il medico presente non ha mai somministrato una dose ad un soggetto affetto da favismo

La sera stessa telefono allora al mio medico di base, all’ATS regione Lombardia, in diversi ospedali della zona e tutti mi dicono che il medico del centro vaccinazione avrebbe dovuto prendermi appuntamento in ospedale, così non è stato. Alternativa prendere un altro appuntamento al numero verde.

Mi viene, quindi, dato la sera stessa un secondo appuntamento, sottolineo il fatto di essere un soggetto affetto da favismo.

Quindi il fatidico appuntamento, 26 giorni dopo, ma il medico si rifiuta anch' esso. Questa volta insisto che mi venga dato un'appuntamento in ospedale. Ricordo e faccio presente che devo andare in Sardegna da mia mamma ultra ottantenne, che ho già un biglietto prenotato e che voglio partire ‘tranquilla’.

Ebbene, siamo a luglio e ancora nulla, nessuno mi chiama e nessuno mi sa aiutare sulla possibilità o meno di ricevere il vaccino.

Ho una bambina piccola, andrà all'asilo, dovrò partire, dovrò prendere dei mezzi pubblici, una nave, 1 anno che non vedo mia mamma, mio fratello, mia sorella, mio nipote, la rabbia è tanta!

Ho prenotato ancora a maggio come convivente di una persona a rischio per patologia e siamo a Luglio! Tre mesi che aspetto! Ora mi dicono potrò, forse, farlo a ottobre.

E allora piantiamola con queste campagne di comunicazione sui tanti che non vogliono fare il vaccino: ce ne sono ancora tantissimi che sono fortemente convinti che quell'iniezione sia fiducia, esultanza, sollievo, abbraccio e speranza. Quella speranza, però, che ad oggi mi è stata negata.

Grazie dell’attenzione”.

C.P.

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