«C he fai tu luna in ciel, dimmi che fai silenziosa luna?». Due versi leopardiani da cestinare: non c’è più la Luna dei poeti, è morta la Luna degli innamorati e degli amanti. L’astro che ha fatto sospirare Saffo e Leopardi tormentandoli nelle loro notti insonni ha perso il suo fascino misterioso. Del resto altro non è che il satellite del nostro pianeta, e come tale svolge un ruolo piccolo, quasi insignificante nella gerarchia celeste. Gli abitanti della Terra la ritengono di loro appartenenza. L’hanno conquistata, possono farne ciò che vogliono. Con l’astronauta Armstrong ne hanno violato la millenaria verginità, ora l’hanno declassificata da Casta Diva, invocata dalla voce sublime di Maria Callas, a semplice “sito” da proteggere, uno dei tanti d’interesse paesaggistico, archeologico, culturale sparsi qui e là nel mondo. La Luna è un sito vulnerabile e, anche se extraterrestre, va tutelato: lo sostiene il Wmf, Fondo mondiale per i monumenti, che l’ha inserita nell’elenco dei luoghi minacciati da eventi naturali o dalle attività umane. Una preoccupazione motivata dall’aumento esponenziale delle missioni lunari commerciali, dalla competizione per la conquista e le esplorazioni di pianeti e satelliti del sistema solare, e dal turismo spaziale. Qui gatta ci cova. O meglio: ci cova Elon Musk, sodale di Donald Trump e pericoloso navigatore interplanetario.

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