S i dice che Massimo D’Alema non vada più in tivù perché è convinto che il chiacchiericcio vuoto faccia male sia alla politica che alla televisione. D’accordo: e anche agli spettatori. Certi approfondimenti sul già sentito mille volte sono il trionfo della noia, vuote esibizioni e perle plastificate di vanità in scontati tentativi di par condicio come se il diritto all’eguaglianza calcolato con i granelli della clessidra contemplasse anche quello dell’intelligenza. Siamo seri, ma con tutto il rispetto dovuto a ogni essere umano si può mettere allo stesso tavolo per parlare di Covid il professor Silvio Brusaferro e il portuale triestino Stefano Puzzer star del movimento No Green Pass? “Este a ponner Deus cun su cuccumiau”, è come mettere Dio col gufo, si dice dalle nostre parti quando il confronto non regge neppure se puntellato col cemento armato. Mi permetterà il portuale triestino di non credere a lui ma all’Istituto superiore di sanità senza per questo essere accusato di stare dalla parte del potere costituito. Anche l’arcivescovo Carlo Maria Viganò in tivù ha pontificato sui vaccini attestandosi sul negazionismo a tal punto da beccarsi da Bruno Vespa un caritatevole “Che Dio lo perdoni”. Il Padre perdona i figli anche quando dicono cose che non sanno ma non si ha notizia di quel che potrà succedere a chi confonde la verità con il varietà.

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