S abato ci sarà il Pride e quindi parleremo e scriveremo di persone Lgbtqia+.

Ora, è chiaro che oltre la squadrata normalità vannacciana più che un mondo c’è un universo intero, perché ciascuno di noi è un sistema solare di sentimenti, pulsioni, possibilità e desideri in movimento. Ed è naturale che ogni identità erotica, affettiva ed emotiva voglia cittadinanza politica (questo significa Pride: voler stare a testa alta nella vita, altro che “ostentazioni”).

Però ogni nuova inclusione allunga l’acronimo, complicandone pronuncia e memorizzazione. Quindi almeno per una questione tattica di visibilità - ad esempio per entrare nelle striminzite sciarade dei titoli di giornale - e per non discriminare nessuno nel catasto delle sfumature, forse sarebbe più pratico indicare tutto ciò che non è binario, bidimensionale o banale direttamente col segno + .

In fondo il segno X se l’è preso la destra più proterva, tra gli estimatori della Decima Mas e quel riccastro di Musk, che sembra arrivato da Paperopoli su un razzo privato per chiarirci la distanza fra sviluppo e progresso. Il segno : della divisione lasciamolo a chi vuole dividerci in giusti e sbagliati, e il meno - a quelli che ci vogliono menare.

In ogni caso sarà difficile, almeno per chi una volta nella vita ha cambiato le batterie a un telecomando, negare che un messaggio siglato + sia positivo.

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