I l processino a Di Maio suggerisce che finora l’errore è stato stato considerare il M5S un soggetto politico. Detto senza sarcasmo, nella consapevolezza che il Movimento comunque ha fatto politica e ne fa.

Un soggetto politico ha di partenza un codice genetico di valori e orientamenti. Può - e per certi versi deve - farlo evolvere o involvere, può conservarlo o rinnegarlo. Ma il percorso è sempre leggibile - un tempo lo scandivano i documenti congressuali, oggi basta un’intervista - e non importa se condivisibile o meno.

Il M5S invece ha dentro di sé tutto e da sempre, ha un patrimonio genetico totipotente. Tenuto insieme, ieri più di oggi, da un tessuto emotivo. Perciò qualunque narrazione, qualunque posizione può essere coerente con “lo spirito originario”. E a renderla ortodossa oppure eretica non sarà la coerenza con un sistema di valori definito, che non esiste se non nell’eco di qualche slogan generico, ma il fatto che sia in linea con la posizione del vertice. Che a sua volta si piazza tatticamente “a destra” o “a sinistra” in base a quelle che di ora in ora sembrano le tendenze di un elettorato di riferimento. Solo così si spiega come i sacerdoti di una religione panteista possano processare uno di loro per paganesimo: col fatto che il M5S non ha una linea politica classica, occidentale. Ma accidentale.

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