C onosco un pessimista che quando le notizie della politica, dell’economia, delle guerre e di tutto ciò che finisce nelle cronache sono di segno negativo sentenzia: il peggio di oggi domani sarà ancora peggio. È costui un bello spirito che nutre irriducibile sfiducia nel futuro. Una volta all’anno però fa un’eccezione: per Natale. Alla fine della cena della Vigilia, quando panettone torrone e laute libagioni fanno impennare il suo tasso glicemico, le sue parole traboccano di zuccheri. Una dolcezza che allarma il suo diabetologo, ma rasserena i quattro suoi amici, che solo per compiacergli pendono dalle sue labbra. I suoi vaticini allora volgono al bello. Le guerre finiranno perché il rodomonte Trump e la sfinge Putin sotto sotto se l’intendono. Passando dalle tragedie alle farse: Conte e Grillo, essendo uguali e contrari come due icone gender, si accoppieranno e per il bene dell’Italia genereranno figli di stellata intelligenza come Toninelli. Bonelli con il suo pollice verde-marcio farà fiorire l’Europa di Ursula senza annientare industrie e motori. Renzi e Calenda firmeranno un patto d’acciaio e cioccolato. Salvini diventerà scafista, Landini lavoratore, La Russa progressista. Meloni, con i suoi occhioni da Bambi finalmente ammalierà non Musk ma Schlein. Mattarella e Bergoglio celebreranno insieme un pontificale per invocare pace e augurare: Buon Natale.

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