L a sorte della Chiesa non riguarda solo la Chiesa. Riguarda tutti, credenti e non credenti, atei compresi. Perciò merita un’attenzione speciale il sinodo inaugurato dal Papa sei giorni fa. Da questa assemblea di vescovi, aperta a contributi di laici scelti per competenza o per idee considerate fertili, dovrebbero giungere suggerimenti e impulsi per attivare processi di cambiamento. È un organo consultivo che, come tale, non può prendere decisioni. I padri sinodali stileranno un elenco di proposte e riflessioni che consegneranno al Pontefice. Si preannuncia, dalle dichiarazioni preliminari, una contesa dialettica, si auspica non bizantina, tra i riformisti ispirati da Bergoglio e i pochi tradizionalisti superstiti. Questi considerano la Chiesa non solo madre di vita ma anche, secondo la visione di Benedetto XVI, baluardo dell’Occidente. Che proprio nel cristianesimo ha la più profonda delle sue radici. Da quelle scaturigini promanano i suoi valori fondamentali di spiritualità, civiltà e cultura, che hanno infuso forza al libero arbitrio ispiratore di libertà e democrazia. Niente è più occidentale del cristianesimo. Perciò entrambi, simultaneamente, stanno subendo confutazioni e assalti. Anche dal loro interno. Questo sinodo, che dovrebbe generare nuova vitalità, dà invece l’idea di una Chiesa stanca. Stanca Romana Chiesa.

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