V e lo immaginate Romano Prodi al centro di una spy story? Italiano anche nel nome di battesimo, europeista convinto, occidentalista e sostenitore della Nato, cattolico praticante per indole e fede, democristiano all’acqua santa, ecco: uno così può essere stato una spia dell’Urss? Eppure certuni prestano fede a alcune carte di un dossier desecretato dal governo britannico. Vi si afferma che l’ex presidente del Consiglio è stato a lungo vicino al Kgb. Da garantisti e scettici poniamoci questa domanda: per denaro, per ricatto, per ideologia, per una fetta di mortadella? Stiamo ai fatti: in quegli anni per influenzare la politica italiana l’Urss finanziò il Pci con valanghe di miliardi di rublodollari. Quel fiume di denaro, sagacemente utilizzato, favorì infiltrazioni, scissioni, eversioni, penetrazioni nei gangli dello Stato: dalla burocrazia alla magistratura. Oltre che nelle università, nel cinema, nelle arti, nell’informazione, nell’intellighenzia. Una semina comunista di cui oggi gli eredi “progressisti” raccolgono i frutti. Lasciamo quindi in pace Romano Prodi. Che con quel suo modo di fare pacioso, con quell’aria di buon parroco di campagna, sorridente anche quando piange non ha l’aspetto fisico dello 007. Forse, ma soltanto in caricatura, ha quello della talpa. Perciò rovesciamo la locuzione latina di Tertulliano e diciamo: “non” credo quia absurdum.

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