T utta colpa di Donnarumma. Se non avesse parato quei due rigori l’Italia non avrebbe vinto e non sarebbe andata nel pallone con festeggiamenti nelle piazze, nelle strade, nei cortili, nei ballatoi, nelle case di civile e incivile abitazione. Fuochi d’artificio e petardi, chiasso e balli, ricevimenti quirinalizi e chigiani, pianti, risa, retorica, bandiere e Inno. Il nostro senso patriottico, che non è tanto, si accende quando andiamo in gol. Ci siamo ritrovati, al di là delle nostre ataviche divisioni, Fratelli d’Italia. Con entusiasmo e gioia. Televisioni, radio e social hanno ignorato quasi tutti gli altri avvenimenti. I telegiornali del lunedì hanno dedicato tre quarti dei loro programmi alla Grande Vittoria. Non ce ne lamentiamo. Un’iniezione vitaminica alla nostra autostima è salutare. Una reazione esplosiva alla lunga clausura, alle mascherine, al coprifuoco è un’intramuscolare antirabbica. Mentre tutto ciò accadeva, un altro grandioso evento, ingiustamente considerato minore, veniva trascurato. Nell’ombra di un covile il Grillo padre e il Conte dimezzato si abbracciavano. Insulti, vituperi e improperi erano stati soltanto sfoghi esantematici della loro pubertà politica. Ora, insieme, salveranno l’Italia. Ma pochi ne hanno parlato. Tutta colpa di Donnarumma, che ha parato due rigori.

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