A ncora pervasi di spirito natalizio e già frementi di quello capodannizio, proviamo a esprimere una manciata di desideri per queste giornate che sui social, nei bar e sui giornali saranno fitte di considerazioni sulla rapina subita da Salvini junior a opera di due nordafricani.

Intanto solidarietà e auguri al giovanotto per lo scampato pericolo: a chent’annos un’attera, come si dice a qualcuno dopo una brutta esperienza che non meritava. Poi, certo, ci sarebbe la speranziella che il papà non strumentalizzi troppo la faccenda, ma sarebbe come chiedere a un calciatore di non sparare in porta di collo pieno approfittando del fatto che il portiere si è momentaneamente assentato per andare in bagno. Infine una preghiera al Grande Sceneggiatore che a ogni giornalista viene spontaneo immaginare dietro un fatto di cronaca significativo o anche solo curioso: va bene pescare dalla mitologia greca, che come sanno psicanalisti e autori di serie tv è una miniera di roba ottima e senza data di scadenza, ma quello della nemesi è un meccanismo insidiosamente facile, che nel lettore crea aspettativa e dipendenza. Dopo il figlio di Salvini rapinato da due migranti che cosa bisognerà inventarsi per attirare l’esausta attenzione degli italiani che si informano? Berlusconi palpeggiato da un pm? O Di Battista picchiato da un congiuntivo?

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