A vanzano le destre. È questo il titolo più gettonato dopo le elezioni europee. Non c’è dubbio che sia vero. Ma è un titolo monco. Per completarlo si deve aggiungere: avanzano le donne. Non solo quelle che hanno ottenuto un eclatante successo come Giorgia Meloni e Marine Le Pen, ma anche chi non ha vinto: come Elly Schlein, che pur arrivando seconda ha fatto un salto in lungo da primatista. Il risultato europeo si riverbera in Italia e conferma che anche nella nostra casa politica sono finiti i tempi del predominio maschile. Oggi vi si fronteggiano due donne, come una volta si fronteggiavano Fanfani, Moro, Andreotti da una parte e Togliatti, Pajetta, Berlinguer dall’altra. Gli uomini chiamavano le donne a fare parte di un governo più per apparire, loro, innovatori e riformisti che per riconoscerne le capacità e i meriti. Meloni, partita con penalità di genere e di passato, ha superato di slancio Tajani e Salvini e ha assunto la leadership del centrodestra. Schlein ha disarcionato il Conte Giuseppe, velleitario avventuriero della politica, e ora è il faro della sinistra. In Europa i giochi sono appena cominciati. Un’altra donna, Ursula von der Leyen, potrebbe essere riconfermata al vertice. E donne sono le aspiranti a ruoli apicali, a cominciare da Roberta Metsola. Il firmamento sull’Europa è cambiato: ora sono gli uomini l’altra metà del cielo.

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