D opo le dieci di sera gli smartphone di chi ha meno di 18 anni saranno disconnessi. In Cina. In Italia, cari ragazzi, potrete continuare a smanettare sul vostro feticcio elettronico giorno e notte. Giorgia Meloni non si cura della vostra salute psichica; i vostri coetanei cinesi, invece, stanno a cuore a Xi Jinping. Il ministro Valditara un po’ gli assomiglia: sia per l’aspetto pacioso sia perché vi vieta di usare i telefonini in classe. In Occidente psicologi e neurologi ritengono il provvedimento «dispotico ma in parte giustificato». I giovani hanno un rapporto simbiotico con lo smartphone. Lo tengono continuamente in mano pronti a scattare a ogni suo sussulto; lo usano ovunque, in presenza di chiunque, incuranti di ciò che accade intorno. Gli stai accanto ma loro sono altrove tra rapimento e estasi. È la porta d’accesso a un mondo immaginario; è gioco solitario di sfida, che contempla vittoria e sconfitta. È la condivisione di una realtà immaginaria con “amici” virtuali e sconosciuti. Xi Jinping non ama gli smartphone: troppo pericolosi per la salute psicofisica dei cinesini e, soprattutto, per il suo regime totalitario. Si paventa che li abolirà per sostituirli con apparecchi a muro, dai quali si possa solo parlare e ascoltare. Una novità rivoluzionaria. Come l’elettrofono inventato nel 1871 da Antonio Meucci.

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