L e stragi che hanno insanguinato l’Italia nel passato (quasi tutte rimaste impunite) hanno suscitato giusta indignazione. Non smetteremo mai di esprimere sdegno per Piazza Fontana, l’Italicus o Ustica. Certo, le modalità terroristiche incidono nel provocare la reazione dell’anima democratica del Paese. Eppure, altrettanta emozione dovrebbero suscitare le stragi “nascoste”, quelle che conquistano a stento una citazione nei tg della sera e un titolino di spalla a pagina 35 dei giornali. Per esempio, i morti sul lavoro. Nel 2021 (dati aggiornati al 31 agosto) sono state 772 le vittime di incidenti sul lavoro mortali. Tre al giorno. L’ultimo il 23 ottobre a Soliera (in provincia di Modena) dove un operaio ha perso la vita cadendo dal tetto di un’officina. L’uomo lavorava per una ditta che si occupa di manutenzione dei tetti. Dalla ricostruzione dei carabinieri pare che abbiano ceduto alcuni pannelli di amianto che l’operaio stava ispezionando. Il poveretto, caduto da un’altezza di otto metri, è stato soccorso e portato in ospedale per un grave trauma cranico, ma è morto due ore dopo. Il 23 ottobre era sabato e l’operaio aveva 70 anni. Al lavoro di sabato a 70 anni. Già questo dovrebbe indignarci.

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