L ’Italia dichiara guerra alla Croazia. No, niente paura, si tratta solo di vino. La Commissione europea ha dichiarato ammissibile la richiesta della Croazia di chiamare il suo spumante Prosek. In Italia, e soprattutto in Veneto, è il panico. Infatti, la Doc Prosecco è così popolare (anche grazie al boom dello Spritz, un miscuglio annacquato color arancione) da spingere la produzione alla fantasmagorica cifra di mezzo miliardo di bottiglie all’anno (dati della vendemmia 2020). Un affare colossale, in Veneto stanno trasformando in vigneti anche i cortili di casa. Se la Croazia offuscasse le deboli menti dei consumatori con un nome simile al Prosecco, sarebbe un disastro. C’è da ricordare che l’Ungheria ottenne ragione sul Tokaj, costringendo l’Italia a ribattezzare il suo vino Friulano, e che la Francia fece vietare la parola “champenoise” sulle etichette degli spumanti non francesi rifermentati in bottiglia. Qundi, ci sono buone speranze di difendere il Prosecco. A suo tempo, l’allora ministro Zaia, per ottenere la Doc Prosecco, che richiede un richiamo geografico (come Bovale di Terralba o Malvasia di Bosa), scovò sul Carso triestino un paesino dal nome Prosecco, dove bevono Malvasia istriana e Terrano ma del Prosecco ignoravano persino l’esistenza, e estese la zona di produzione Doc dal Veneto al Friuli. Chi di furbata ferisce, di furbata rischia di perire.

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