Finché si scherza, si scherza. Quando però la situazione si fa seria, bisogna dire le cose come stanno. Questa rubrica esiste proprio per dire concetti “scomodi” che in altri spazi nessuno ha il coraggio di scrivere.

E allora, facciamola noi quest’operazione verità. Comprereste, un’auto nuova con la carrozzeria ancora avvolta nel cellophane? Mangereste i funghi colti con tutta la zolla di terra che li circondava? E che dire del salame: mandereste giù anche la buccia con la sua muffa? E un caffè “scorretto” con olio di semi di girasole (mica buono come gli altri giorni, oggi va così), lo berreste? Sono interrogativi importanti e attuali, nel terzo millennio di questo mondo che sta impazzendo. E noi non vogliamo ulteriori conflitti, vero?

Se per caso il lettore di questa rubrica rispondesse di no a tutte le domande, allora abbia il coraggio di affrontare un tema ignorato dal mainstream: considerato che da noi i conti del ristorante sono tra i più cari in Italia, perché diavolo ci servono le patate fritte o al forno con la buccia? Qualche chef le spaccia per nouvelle cuisine, ma mente: i ristoratori lo fanno per risparmiare sul personale, in particolare sull’addetto (peraltro, il più giovane e meno pagato) che pela le patate. E allora: se la mangino loro, la buccia, considerato che tanto, alla fine, a noi ci peleranno lo stesso. E di patata, in questa rubrica, resterà soltanto lo spirito

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