Chi lo deve fare?
Caffè Scorretto
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D edicato ai poveri disoccupati e sottoccupati, ai fortunatissimi occupati. Tra pochi giorni è il 1° maggio, la vostra festa (se festa si può dire) fatta apposta per ricordare che il lavoro è un diritto per niente scontato e per nulla sicuro con troppe vittime come in una guerra incontrollata, tra dure salite e pericolose discese spesso pagate due euro per consegnare pizze e depositare dépliant con gli sconti della settimana. È la festa consacrata in Costituzione ma sconsacrata nei fatti da urlatori alla luna convinti di riempire lo stomaco e svuotare la testa con ipoproteici bla bla. Fiumi di parole per rivendicare i diritti senza però ricordare i doveri dovuti: diligenza, rispetto e fedeltà in un tempo in cui il dovere non sembra più nelle condizioni di prescrivere il fare ma di inseguire gli effetti prodotti dal “non mi compete”. Il riassunto di tutto questo è racchiuso in una poesia dell’anchorman della CBS americana Charles Osgood che, parafrasata, racconta la storia di quattro persone chiamate: Ognuno, Qualcuno, Ciascuno e Nessuno. “C’era un lavoro importante da fare e Ognuno era sicuro che Qualcuno l’avrebbe fatto. Ciascuno poteva farlo ma Nessuno lo fece. Ognuno pensò che Ciascuno poteva farlo, ma Nessuno capì che Qualcuno non l’avrebbe fatto. Finché Ognuno incolpò Qualcuno perché Nessuno fece ciò che Ciascuno avrebbe potuto fare”.