T ransfemministɜ per la P4l3st1n4. Decrittato, come si fa con i testi segreti cifrati, suona così: «Transfemministe per la Palestina». Questo è il titolo di una dichiarazione programmatica di “Non Una Di Meno”, «movimento politico transfemminista, antisessista, antirazzista, antifascista». Lo hanno compilato e diffuso le militanti che alcuni giorni fa hanno manifestato in piazza a Milano. «Quello che sta accadendo in P4l3st1n4 –è scritto nel documento- è l’esito di 75 anni di colonizzazione, di un processo storico di lunga durata fatto di oppressione, apartheid e sfruttamento che oggi si realizza nel g3n0c1d10 (leggi genocidio) in corso a G4z4 (leggi Gaza) ... La nostra presa di posizione è contro il g3n0c1d10 compiuto dallo Stato di Israele, perché vediamo una continuità tra g3n0c1d10 e femminicidi, lesbicidi e transicidi». Nessun cenno però all’estremismo di Hamas. Sotto accusa anche «colonialismo e supremazia bianca», che «producono disuguaglianza, e rafforzano discorsi nazionalisti, razzisti, islamofobi e patriarcali». Cercare in queste frasi una consequenzialità di ragionamento è difficile. Sono elucubrazioni patologiche per criminalizzare Israele e la società “bianca”, ossia quella alla quale noi e loro apparteniamo. «Viviamo -sostiene il sociologo Bauman- in una società liquida». Se è vero, molti cervelli vi si sono liquefatti.

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