Società esausta
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I n una tasca custodiscono lo smartphone, oggetto sacro, adorato come un feticcio, che per loro è simbolo di evoluzione. Ma, considerato l’uso che ne fanno, non di civiltà. Si comportano come orde di vandali che distruggono, greggi che insozzano, prepotenti che aggrediscono. Nell’altra tasca nascondono il coltello, arma sostitutiva di quelle da fuoco, diventata di moda da quando è la più usata dai terroristi islamici. Sono ragazzi minorenni o appena maggiorenni che vivono questa dicotomia senza rendersene conto. In una dualità tra progresso e inciviltà. Non hanno localizzazioni geografiche, li troviamo in ogni regione d’Italia e nella parte più malata del mondo occidentale: banditelli che sciamano per città e paesi incontrando pochi ostacoli alle loro azioni di teppismo e di criminalità. Risse, aggressioni, accoltellamenti, ubriacature, droga, degrado umano. Poi, per appagare uno spirito esibizionistico perverso, la spettacolarizzazione della violenza sul web. Sono figli di una collettività più ineducata che maleducata. La quale, per un malinteso senso di libertà democrazia e giustizia, li giustifica e ne tollera le malefatte. Sono una minoranza, certo; ma sono l’indice del decadimento di una società esausta e spaesata, che non sa più reagire, divisa com’è in faide politiche tra partiti. Che, pur di distruggersi a vicenda, difendono l’indifendibile.