Senza spinaci
Caffè Scorretto
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Q uando da bambini lasciavamo qualcosa nel piatto, un classico della pedagogia alimentare prevedeva che un adulto ci invitasse nell’ordine: A) a vergognarci; B) a pensare ai bambini che hanno fame.
È probabile che anche oggi a tavola risuoni questo slogan contro chi sciupa il cibo, o qualcosa di simile. Ed è altrettanto probabile che i bambini di oggi pensino le stesse cose perplesse che pensavano quelli di ieri. Vale a dire: A) vergogna è mettere in tavola una natura morta di spinaci così repellente, non lasciarla nel piatto; B) ma perché, se io questa roba la mangio o non la mangio, ai bambini affamati che cosa gli cambia? Ma gli adulti di un tempo (forse anche quelli di oggi, chissà) erano autoritari e nervosetti, perciò queste obiezioni venivano solo rimuginate dai bambini, mai espresse. Ed è un peccato, perché una o due generazioni sono cresciute senza che il concetto di spreco fosse al centro di un vero, articolato ragionamento etico, ma solo liquidato con lo slogan colpevolizzante che dicevamo.
Forse è anche per questo che a Cagliari, in via San Saturnino, da giorni e giorni una perdita continua a zampillare allegramente, e secondo un calcolo spannometrico ma attendibile ha già fatto scorrere nei tombini oltre centomila litri d’acqua. L’eccitante novità è che gli assetati di domani, e in certe zone pure di oggi, siamo noi. Magari stavolta la capiamo.