L a legge è uguale per tutti, ma forse è ragionevole qualche dubbio. L’intuizione arriva dalla notizia dell’arresto di un uomo senza fissa dimora dopo 17 anni dalla condanna per aver rubato nel 2006 in un market di Bologna viveri per un valore di 5 euro e spiccioli. Ora, che di anni ne ha 55 anni, il poveraccio da una struttura di accoglienza è finito in un’altra struttura forse meno accogliente dove dovrà soggiornare per due mesi. Una storia di miseria senza nobiltà. L’antitaccheggio che suona, il blocco del ladruncolo, la denuncia e la condanna per furto con l’attenuante, come in questo caso, della lieve entità. Passa il tempo, il poveraccio continua a vivere come può e intanto la condanna diventa definitiva. Poteva tranquillamente evitare l’hotel “mille sbarre” se qualcuno avesse chiesto la misura alternativa. Nessuno invece ci ha mai provato e ai carabinieri qualche giorno fa viene comandato di rintracciare l’affamato in un centro di accoglienza per persone senza fissa dimora e portarlo in carcere. Il cerimoniale, celebrato dalla a alla zeta in punto di diritto, può dichiarare che giustizia è stata fatta; che siano passati 17 anni e che il poveraccio avesse restituito il panino e il pezzo di formaggio, non interessa. Succede quando la Giustizia arroccandosi nel suo “punto di diritto” dimentica la virgola della giustizia giusta.

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