A ccipicchia, è proprio un rebus questa storia del figlio di Tabacci (sottosegretario con delega all’Aerospazio) assunto da Leonardo (azienda aerospaziale a capitale pubblico). Il conflitto di interessi è evidente però chiedere a Tabacci junior di rinunciare all’impiego sarebbe difficile. Intanto anche lui ha diritto di guadagnarsi da vivere e, fino a prova contraria, se lo hanno assunto vuol dire che merita il posto. E poi, come Leonardo si è precipitata a precisare, il neoassunto era stato selezionato da un’agenzia esterna in tempi non sospetti, cioè prima che il padre diventasse sottosegretario nel governo Draghi. Non solo, ma il nuovo dipendente di Leonardo ha assicurato che si asterrà dall’intervenire in vicende e affari che coinvolgano suo padre. E quando uno dice così deve bastare, mica gli puoi chiedere di ripeterlo a voce alta in una notte di plenilunio o di giurarlo sulla testa dei figli, come faceva Berlusconi quando proprio voleva convincere anche i più scettici. Ma la parte più indissolubile del rebus è: perché il premier non manda a casa l’imbarazzante papà sottosegretario? Draghi è riuscito a convincere i mercati e l’Europa che ora l’Italia ha un governo rigoroso e affidabile. È tempo di convincere anche gli italiani.

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