N on so a quanti dei lettori il nome Mattia Santori sia familiare. Si tratta del capo delle “Sardine”, quella sorta di movimento politico spontaneo nato sull’onda dell’emozione per il braccio di ferro tra l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini e Carola Rackete, la salvatrice dei migranti del Mediterraneo. Dopo aver cavalcato l’indignazione e aver promesso una ventata di freschezza nella stantia politica italiana (da chi ho già sentito questo proposito?), la sardina è saltata fuori dall’acqua e grazie al solerte appoggio del Pd è diventato consigliere comunale a Bologna. Santori ha preso sul serio il suo nuovo compito (mentre le sardine nel frattempo hanno preso il mare aperto e non si sono più viste) e ha denunciato con forza un fatto increscioso: «Due cani scappati al padrone si sono avventati su due oche del consigliere Davide Celli». Chiariamo subito, non fa piacere a nessuno che due cani scannino due oche, ma mentre piovono razzi sull’Ucraina forse c’è qualche cosa di meglio di cui occuparsi. Carlo Calenda, leader di Azione, ha calcato la mano: «Per cortesia dovete ascoltarlo. La tragica perdita di due pennuti. Due minuti di intervento. Durante la guerra. Questi sono quelli che si erano autonominati “eredi dei partigiani”». Una sardina che difende le oche. Tutto sommato ci sta, se non fosse un consigliere comunale rappresentante del popolo.

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