È vero, il ritorno delle cavallette non è più un incubo biblico ma una tradizione. La pandemia ce la siamo beccata sul muso e va anche ammesso che in Europa dopo svariati decenni è riapparsa la guerra, che dura da più di un anno e non c’è giorno che non minacci di allargarsi ulteriormente e definitivamente. La crisi finanziaria sembrava un ricordo e ora ne sta arrivando un’altra, che nasce in Svizzera e quindi è fatta per durare. E ce la vogliamo dire tutta? La siccità è una concreta realtà anche nel Settentrione e a breve nel letto del Po si potrà giocare a bocce tutto l’anno. Quanto al Cagliari, non è che magari va in B: c’è già.

Però, porca miseria, ogni tanto le cose vanno in modo significativamente diverso rispetto alle nostre previsioni più cupe (per dire, negli ultimi giorni di Draghi c’era gente che temeva moltissimo che al governo andasse “la destra” e invece fra leghisti, postmissini, liberal-piduisti e parademocristi il governo di destre ne ha almeno quattro, con un pittoresco effetto da dea Kali).

Perciò se oggi qualche anarco-pessimista provasse a demoralizzarvi sottolineando che è venerdì 17, lasciatelo gracchiare: domani sarà sabato 18 e tutto andrà meglio. Basta volerlo, basta crederci. Pensate che finalmente faranno il ponte sullo Stretto.

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