M ettiamo da parte per un momento l’attentato a Trump e il suo miracoloso fallimento, tanto a breve sul tema ci diranno qualcosa di definitivo Joe Biden (“L’orecchio? Con un fucile d’assalto, mirino professionale e distanza di tiro ampiamente utile, gli ha preso l’orecchio? Però il rimbambito sono io, giusto?”) e il ministro Sangiuliano (“È la dimostrazione che la Provvidenza è di destra, come d’altronde anche Dante, la Bibbia, i tramonti sul mare, la fotosintesi clorofilliana, i sorrisi e quella sua maglietta fina, mentre non ho difficoltà a riconoscere come un’eredità della sinistra i sussidiari, il cambio manuale, il prurito, le mezze stagioni che infatti non esistono più e il loden”). In attesa delle rivelazioni di cui sopra, vogliamo dire che la presenza di Tony Blair e Matteo Renzi al pacchianerrimo ricevimento di nozze indiano da 600 milioni è una cosa che dà da pensare? Sempre meglio che lavorare per Gazprom come l’imbarazzante Schroeder, per carità, però che due stagionate icone della sinistra riformista si mettano in ghingheri per la più sfrontata celebrazione della disparità sociale, del lusso fine a sé stesso, del briatorismo su scala planetaria, è una cosa che un po’ spiazza. Forse c’è qualcosa del riformismo che continua a sfuggirci. Oppure c’è qualcosa di Blair e di Renzi che era fin troppo chiaro da subito.

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