Poveri ma ricchi
Caffè Scorretto
Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
S econdo i dati Istat sono 5,6 milioni coloro che in Italia stentano o non riescono a sbarcare il lunario. Non dobbiamo dirlo al noto economista Di Maio, quadrumviro della marcia dei grilli su Roma, che in un giorno di euforia da gazzosa annunciò al popolo di avere fatto evaporare la povertà. Un colpo alla Mandrake, ossia immaginario. Come è immaginario lui nei panni di ragazzo di Stato. I numeri però sono disorientanti. “Milano Finanza”, attendibile quotidiano dei mercati, rivela che «nel portafoglio degli italiani ci sono 4.777 miliardi». Una ricchezza grande tre volte il Pil, che ammonta a 1.652 miliardi. Altri due numeri: l’evasione fiscale, a seconda delle fonti, è stimata tra 100 e 210 miliardi; la ‘ndrangheta avrebbe nei suoi forzieri almeno 3.000 miliardi, più che abbondanti per azzerare i 2.651 miliardi del debito pubblico. Insomma, siamo poveri ma ricchi. Niente di nuovo sotto il sole italico. Mezzo secolo fa il dinoccolato generale De Gaulle, dall’alto dei suoi due metri di spocchia gallica, sentenziò: «L’Italia non è un Paese povero. È un povero Paese». Forse è vero. Ma loro, i francesi, non stanno meglio. Lo stesso De Gaulle disse dei suoi concittadini: «Eliminare tutti gli stupidi? Impresa impossibile, sono troppi». Anche da noi sono tanti. Evitiamo però che diventino ministri.