C ome se a fare innervosire Vladimir non bastassero Svezia e Finlandia ci si è messo anche Vagli di Sotto, grazioso paesino di 844 abitanti in provincia di Lucca. Adagiato nel verde delle Alpi Apuane si specchia in un piccolo lago artificiale. Luogo ameno che, per il ghiribizzo di un diavolo buontempone, da oltre due mesi si trova coinvolto ai margini della guerra russo-ucraina. Negli ampi spazi verdi del comune si distende un vasto parco che ospita statue di pregiato marmo apuano raffiguranti personaggi storici. Fra le altre, quella di Putin. Eretta quando lo zar non aveva ancora mostrato le sue tendenze di feroce dittatore, ora è diventata ingombrante. Nel paese si fronteggiano due fazioni. Una ne vuole la distruzione, l’altra la preservazione. Il segretario locale del Pd vorrebbe polverizzarla; l’ex sindaco, che ne fu il committente, si oppone tacciando il rivale di iconoclastia talebana. Il ventilato abbattimento della statua è diventato un caso politico internazionale. Lo Zar, che l’ha presa male, ne ha inserito il salvataggio tra le clausole di un eventuale trattato di pace. Dall’America all’Europa siamo tutti con il fiato sospeso. La fine della guerra dipende anche dal braccio di ferro tra i piccoli iconoclasti di Vagli di Sotto e lo scrotoclasta atomico di Mosca. Chi l’avrebbe mai detto.

© Riproduzione riservata