“N o a decisioni calate dall’alto”. Il leader nazionale della Cisl Luigi Sbarra in un recente incontro sindacale a Cagliari non volgeva lo sguardo al cielo ma alla Regione che sulla proposta di legge “Pratobello 24” firmata da 211 mila sardi la tira colpevolmente alle lunghe nell’attesa (vana) che passi la nottata. È giusto allora il caso di ricordare cos’è la democrazia partecipativa. Il grande Giorgio Gaber già trent’anni fa rispondeva alla domanda in un magnifico monologo da costituzionalista super cattedra. “Tu deleghi un partito, che sceglie una coalizione, che sceglie un candidato che tu non sai chi è e che deleghi a rappresentarti per cinque anni. Questo è il potere del popolo. Ma ci sono delle forme ancora più partecipative. Il referendum, per esempio, è una pratica di democrazia diretta attraverso la quale tutti possono esprimere il loro giudizio ma che ha un valore simbolico, perché dopo aver discusso a lungo sul significato politico dei risultati, tutto resta come prima”. Quel che conta è coinvolgere il popolo, farlo sentire importante con l’inviolabile diritto al voto e le proposte referendarie salvo, mezz’ora dopo, dimenticare le promesse e i giuramenti in nome “der popolo sovrano che nun cummanna mai”. Così il poeta romanesco Trilussa che vive e perde con noi: aboliamo le province? I sardi dicono sì, chi cummanna le aumenta.

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