N e sono stati presentati soltanto 101. Pochi. Ce ne aspettavamo di più. Siamo delusi, la fantasia scarseggia. Mancano, per esempio, il partito degli asterischi e quello dello schwa (o scevà), che perseguono l’obiettivo del linguaggio inclusivo. Assenze gravi, che denunciano poca sensibilità nei confronti dei temi dominanti nella coscienza e soprattutto nelle viscere della società civile. Altro che cuneo fiscale, occupazione, pil, sviluppo economico, immigrazione, reddito di cittadinanza, bonus, ius soli e ius scholae, fascismo strisciante e antifascismo vociante: tutti argomenti secondari. Prima va ristabilita per legge la parità tra tutti i sessi, non solo fra quei due che con mentalità retrograda ci si ostina a indicare sulle carte d’identità. Il resto può attendere, parola evangelica e programmatica del Campo largo fattosi stretto. «Come volete governare un paese dove esistono 246 varietà di formaggi?» si domandò con arguzia e un po’ di civetteria Charles De Gaulle nel 1958 prima di sottoporre a referendum il sistema semipresidenziale, che il 78% dei francesi approvò. Ne scaturì la Quinta repubblica, che spense la musica del ballo in maschera dei cento partiti e dei governi semestrali. Anche in Italia c’è una grande varietà di partiti e di formaggi. Se avessimo un De Gaulle se li mangerebbe.

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